Dopo la guerra al Covid 19, che ha coinvolto la popolazione e l'economia mondiale, oggi si presenta la crisi delle fabbriche auto a causa della guerra in Ucraina.
I conflitti bellici in Ucraina stanno generando conseguenze rilevanti nel settore auto, in difficoltà già da due anni. Negli ultimi anni la crisi dei chip ha già messo in ginocchio le produzioni di settore, rallentando di fatto anche le consegne ai clienti finali.
Infatti, se prima della guerra la crisi di carenza dei semiconduttori avrebbe avuto effetti fino a metà 2023, oggi che l'Ucraina è di fatto in conflitto con la Russia la situazione è peggiorata.
In Europa le fabbriche auto di BMW e Volkswagen si sono fermati per la mancanza dei cablaggi.
Inoltre, gli stabilimenti delle case automobilistiche stanno interrompendo le produzioni anche in Russia. La causa principale, a parte la mancanza di forniture necessarie, è la difficoltà nel sistema dei pagamenti che obbliga di fatto molti brand a interrompere le vendite di vetture in Russia.
La Russia, ricordiamo, è stata espulsa dalla rete della Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, SWIFT; Visa e Mastercard sono bloccate, così come i pagamenti con i sistemi digitali Apple Pay e PayPal.
Gli stabilimenti tedeschi di Zwickau (dove vengono assemblate 1.200 auto elettriche al giorno) e di Dresda sono stati messi in pausa. E' infatti dall'Ucraina che arrivano i cablaggi elettrici per realizzare le Volkswagen ID.3, ID.4, ID.5; nonché la Audi Q4 e-tron e la Cupra Born.
A causa fornitura di materiali, il gruppo BMW dalla prossima settimana si fermeranno:
Intanto, BMW ha anche interrotto l'esportazione di auto in Russia e interrotto la produzione nel paese.
Honda a causa delle difficoltà del sistema dei pagamenti, la casa giapponese, ha fermato l'esportazione dei propri veicoli in Russia.
Con una nota ufficiale Mazda ha comunicato che le forniture di parti di ricambio ad una società locale di Vladivostok termineranno quanto prima.
Mercedes sta riducendo i turni nelle sue fabbriche in modo da rallentarla a causa dei problemi con i fornitori. "L'elevata flessibilità degli impianti sarà utilizzata anche per evitare il più possibile i tempi di inattività", si legge in una nota ufficiale Mercedes.
Porsche ha sospeso la produzione di Macan e Panamera nello stabilimento di Lipsia, in Germania, a causa di problemi alla catena di approvvigionamento derivanti dai conflitti in Ucraina.
Per Renault la situazione è molto delicata, visto che la Russia rappresenta il suo secondo mercato (parliamo di 5 miliardi di euro all'anno, circa il 12% delle sue entrate). Nel frattempo però Renault Avtovaz ha riavviato le linee di assemblaggio nel suo stabilimento di Togliatti (in Russia) dopo una breve chiusura a causa della carenza di semiconduttori.
Stellantis aveva programmato un'espansione nello stabilimento di Kaluga (in Russia) per la produzione di mezzi commerciali, ora, sembra stia valutando un'alternativa.
La casa nipponica ha sospeso la produzione di auto nello stabilimento di San Pietroburgo, dove lavorano 2.000 persone e annualmente vengono assemblati circa 100.000 veicoli, tra cui la RAV4 e la Camry.
Volvo ha sospeso la vendita di vetture in Russia a causa dei "potenziali rischi associati allo scambio di beni con la Russia, recentemente colpita dalle sanzioni imposte". Nel 2021 la casa svedese ha venduto in Russia circa 9.000 unità.
Nei giorni scorsi anche altri brand hanno sospeso le consegne in Russia. La Ford americana ha interrotto la collaborazione con la russa Sollers a tempo indeterminato, mentre Hyundai ha bloccato la produzione nello stabilimento a San Pietroburgo.
Risulta difficile comprendere cosa realmente succederà nei prossimi giorni, ma è chiaro che questa situazione porterà un ulteriore aumento dei prezzi al consumatore; una situazione analoga e già vissuta negli ultimi mesi a causa della crisi dei semiconduttori.
Da sottolineare che la Russia è un importante fornitore di Nichel, meteriale essenziale per la produzione di batterie di auto elettriche.
È difficile fornire una prospettiva futura affidabile! Ma l'aumento dei prezzi è già in atto.